Sempre più apprezzato nella nutrizione cellulare, il coenzima Q10 è tuttavia oggetto di alcune controindicazioni. Quali?
Scoperto e isolato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1957, il coenzima Q10 (spesso abbreviato in CoQ10) è una sostanza strutturalmente simile alla vitamina K che si trova in tutto l’organismo (1). È questa onnipresenza, questa “ubiquità”, che gli vale la seconda denominazione di ubichinone.
Intervenendo nella catena respiratoria mitocondriale, il coenzima Q10 assicura, in particolare, la conversione dei nutrienti in carburante direttamente sfruttabile dalle cellule (2). Infatti, è maggiormente concentrato negli organi che consumano più energia, come il fegato, i reni o il muscolo cardiaco (3).
A causa dell’invecchiamento, dello stile di vita, ma anche di alcuni farmaci (come gli antidepressivi triciclici o le statine), la sintesi di CoQ10 tende purtroppo a diminuire (4-5). È stato anche osservato che le persone con insufficienza cardiaca, gengive fragili, anomalie metaboliche o dolori muscolari presentano spesso livelli più bassi (6-7).
Pertanto, gli integratori alimentari di coenzima Q10 (come Coenzyme Q10, CoQ10+Tocotrienols e Ubiquinol) sono diventati piuttosto popolari nel corso degli anni).
Sebbene considerate sicure dalla comunità scientifica, le integrazioni di coenzima Q10 rimangono controindicate in alcune situazioni particolari.
Sono prima di tutto sconsigliati alle donne incinte o che allattano come misura precauzionale, a causa della mancanza di dati sufficienti sulla sicurezza.
Anche le persone affette da diabete devono stare attente. Seppure il coenzima Q10 sia attualmente al centro di studi promettenti sulla regolazione della glicemia, in alcuni pazienti potrebbe causare ipoglicemia, benché questa ipotesi sia discussa da diverse pubblicazioni (8-9). La letteratura scientifica riporta anche rari casi di sindrome insulinica autoimmune in individui non diabetici (10). Sebbene l’integrazione sia ancora possibile con l’approvazione del medico, è necessario un attento monitoraggio della glicemia.
A causa della somiglianza chimica con la vitamina K, il CoQ10 potrebbe interferire anche con i farmaci anticoagulanti della categoria degli antagonisti della vitamina K diminuendone l’efficacia. Alcuni studi riferiscono, in particolare, una ridotta sensibilità al warfarin, di solito prescritto come sostituto dell’eparina in caso di embolia polmonare o tromboflebite (11-12). Poiché il coenzima Q10 sembra accelerarne la metabolizzazione, ci sarebbe un aumento del rischio di formazione di coaguli di sangue (13). Tuttavia, va sottolineato che uno studio incrociato condotto su 24 soggetti trattati con warfarin non ha rilevato alcuna interazione sensibile (14). Alla luce delle conclusioni quanto meno contraddittorie in questo contesto, è ancora una volta meglio fare riferimento al proprio professionista sanitario se si desidera ricorrere a un’integrazione.
Infine, la questione delle cure a base di coenzima Q10 durante i trattamenti antitumorali suscita un acceso dibattito. Sebbene diversi studi suggeriscano la sua potenziale azione protettiva sulla tossicità cardiaca indotta da alcuni agenti chemioterapici, potrebbe allo stesso tempo ridurre l’efficacia delle strategie terapeutiche pro-ossidanti – come la radioterapia, le ciclofosfamidi o alcuni antibiotici antitumorali – in cui la produzione di radicali liberi svolge un ruolo chiave nel danneggiare le cellule tumorali (15-16). Anche in questo caso, è fondamentale non scegliere un’integrazione in maniera autonoma senza consultare un medico.
L’assunzione di integratori di coenzima Q10 è generalmente molto ben tollerata dall’organismo, poiché la molecola è già presente in natura (17). Gli effetti collaterali sono quindi rari e per lo più lievi per gli individui sani. Si limitano essenzialmente a disturbi gastrointestinali non gravi (nausea, diarrea).
Poiché la sintesi del coenzima Q10 tende a diminuire a partire dai 30 anni, ecco alcuni suggerimenti per aumentare l’apporto (18). Se alcuni alimenti ne sono naturalmente provvisti, come manzo, pollo, pesce grasso o alcuni frutti oleosi, puoi facilmente ottenere quantità maggiori utilizzando degli integratori di coenzima Q10 ad alta biodisponibilità (come Coenzyme Q10, dove la sostanza è confezionata in capsule oleose per massimizzarne l’assorbimento).
Alcune formulazioni sinergiche associano il CoQ10 a composti liposolubili come la vitamina E (tocotrienoli e tocoferoli) per aumentarne l’assimilazione e reindirizzarne l’azione agli organi “grassi”, come il cuore (il duo CoQ10+Tocotrienols si basa su una miscela brevettata che raggruppa l’intero spettro dei tocotrienoli e dell’alfa-tocoferolo) (19).
Per essere mobilitato dalle cellule, l’ubichinone deve prima essere convertito dagli enzimi in ubichinolo. È possibile integrare direttamente questa forma di CoQ10 biologicamente attiva e nota per essere la più assorbita (ad esempio con Ubiquinol, ancora una volta proposto in formato softgel) (20).
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